PAOLO SCARANO - PSICOLOGO A MILANO
LE TRACCE DELLO PSICOLOGO


Cosa sono gli attacchi di panico? Come si possono curare?

Gli attacchi di panico sono improvvisi e possono portare il soggetto all'isolamento e timori costanti.

Come riconoscere e come si presenta un attacco di panico?
Durante un attacco di panico la persona è fortemente spaventata da situazioni esterne (attraversa una galleria, stare in ascensore, guidare in autostrada, viaggiare in aereo) o da stimoli interni innocui (accelerazione del battito cardiaco, sudorazione, difficoltà di respirazione), che percepisce come minacciosi.
Si tratta di un'intensa paura mista di ansia che si scatena improvvisamente per poi scomparire in un arco di tempo relativamente breve.
L'ansia di norma è una normale risposta adattiva del nostro organismo per affrontare situazioni non rilassanti. Nell'attacco di panico questo campanello di allarme risulta funzionare malamente e suona anche quando non deve.
L'attacco di panico si pone con una duplice accezione per il soggetto che ne soffre: da una parte l'ansia, la tachicardia, i sudori freddi, dall'altra la paura non fondata di non poter essere aiutati. Quando ci troviamo in situazione di ansia e paura, nel nostro organismo avvengono repentinamente vari cambiamenti fisiologici tra cui un aumento di adrenalina che provoca accelerazione del battito cardiaco. I muscoli del nostro corpo tendono a irrigidirsi, può capitare anche una sensazione di stordimento o di vertigine. Una sensazione, questa, che ha soltanto origine psicologica, ma si manifesta con sintomi fisici, come il cuore che batte all'impazzata, il respiro che si fa affannoso, le mani e i piedi ghiacciati, la nausea, la sudorazione profusa, i tremori accentuati. Si è letteralmente paralizzati dalla certezza che la vita se ne stia andando. Un vero tormento che non accenna a diminuire e che lascia solo qualche pausa. Ma non finisce, non finisce mai. Il soggetto cerca di scappare via, di lasciare l'ambiente in cui si trova, qualunque esso sia, senza badare ad altro che a cercare una via di fuga. Tutto questo è difficile da raccontare, ma lascia un segno molto forte nella memoria e nell'esperienza. Abitualmente la persona sa riferire con esattezza il giorno e l'ora in cui si è manifestato il primo episodio come se avesse determinato l'inizio di una nuova fase della sua storia personale. L'episodio acuto finalmente finisce lasciando tregua alla persona, scossa, impaurita ma soprattutto sconvolta. Come se fosse uscita viva da un incidente drammatico. A livello cognitivo, la persona sperimenta la percezione di un'incombente catastrofe dovuta proprio alla paura per le sensazioni somatiche, prodotte dall'ansia, che vengono vissute come segno che qualcosa di terribile.

La reazione di chi soffre di attacchi di panico è l'isolamento
È normale che una persona sofferente di attacchi di panico abbia una eccessiva attenzione a qualsiasi sintomo fisico che possa far pensare ad un altro attacco. Questo porta inevitabilmente ad avere la tendenza a evitare certi luoghi o situazioni in cui si teme di poter essere più vulnerabili. Si comincia così a fuggire dalle situazioni temute, con il forte rischio che abituandosi a evitare tutte le cose che fanno paura, diventi poi un vero e proprio stile di vita. Bisogna infatti ricordare che il "fuggire" e l'"evitare" hanno un vantaggio immediato: riducono l'ansia e recano un temporaneo sollievo di fronte alla paura. Gli attacchi di panico sono pericolosi in quanto improvvisi. Il soggetto malato dovrebbe imparare pian piano a capire quali possono essere gli elementi scatenanti degli attacchi, spesso legati a fobie: agorafobia, claustrofobia, ipocondria, nel tentativo di riuscire a mantenere il controllo. Il rischio maggiore è quello dell'isolamento: il malato tende infatti a rimanere in casa, non socializzare, restare solo proprio per la paura di nuocere agli altri oltre che a se stesso con qualche comportamento imprevedibile.

Come curare gli attacchi di panico? Con la psicoterapia
Lo psicoterapeuta, soffermandosi sull'inesistenza del pericolo avvertito, cerca di aiutare il malato a uscire dal circolo vizioso innescato dagli attacchi di panico. Il trattamento psicoterapeutico è sicuramente un punto di forza nella terapia del disturbo di attacchi di panico. Se partiamo dal presupposto che il primo attacco di panico è avvenuto per una serie di fenomeni che si sono poi scatenati insieme all'episodio acuto, occorre aiutare la persona che sente di soffrire di attacchi di panico a non razionalizzare tutto e a non cercare di convivere con gli effetti della malattia. In questo caso infatti si otterrebbe il solo effetto di stimolarlo a sopravvivere, a non essere schiacciato, a sentire il proprio disturbo come una condanna. Lo psicoterapeuta non pensa per il paziente, ma riflette insieme a lui e lo porta, passo dopo passo, a ricercare il confronto attivo con le proprie paure. Non si tratta di convincersi di non avere paura, ma di sapere nuovamente affrontare le situazioni temute esponendosi poco per volta e avvicinandosi a esse.

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